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La città sotterranea di Kirkgöz nel villaggio di Saratli, in Cappadocia

città sotterranea cappadocia Kirkgöz
Oltre ai siti rupestri e al magnifico paesaggio dei Camini delle Fate la Cappadocia custodisce anche un patrimonio costituito da più di 130 città sotterraneeKirkgöz, a circa 70 km da Göreme (che tradotto in tempo significa quasi 1h e 30'), è una di queste e soprattutto è una delle 37 aperte al pubblico.

Un cartello rugginoso in mezzo al niente ci segnala che siamo quasi arrivati alla Yeralti Sehri, la "Casa Sotterranea" nel villaggio di Saratli. Poche case, nuvoloni di polvere che ogni tanto si abbattono su di noi come se fossimo nel mezzo di un deserto di sabbia e un manipolo di donne in abiti tradizionali che assaltano i turisti cercando di vendere bamboline di pezza (una loro versione in scala ridotta) a un euro.

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Dicono che in Cappadocia ogni paese abbia la sua città sotterranea e che tante siano ancora quelle che aspettano di essere scoperte o disseppellite, quel che è certo è che il primo a parlarne fu nel IV secolo a.C. il greco Senofonte e che gli scavi hanno riportato alla luce dei cunicoli che risalgono addirittura all'età del Bronzo!

Il periodo in cui si diffusero maggiormente fu però in epoca bizantina, tra il VI e VII secolo dopo Cristo, durante le invasioni arabe: gli insediamenti cristiani del territorio costruirono un insieme di tunnel segreti collegati alle abitazioni in superficie che portavano a queste vere e proprie città sotterranee! 

Luoghi di difesa che in alcuni casi, come a Derinkuyu, Özkonak o Kaymakli (tre dei maggiori siti della Cappadocia) potevano contenere migliaia di persone ed estendersi in profondità su 10 livelli diversi fino a 100 metri!

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IL SITO DI KIRKöZ


Sebbene si sviluppi su 7 piani interrati la Casa Sotterranea del villaggio di Saratli non è la più grande, tuttavia è una delle meglio conservate ed è visitabile su 3 differenti livelli. All'interno non vi aspettate di trovare reperti, manufatti o utensili di nessun genere... le città sotterranee venivano occupate nei momenti di pericolo e quando questo era cessato gli abitanti tornavano alle loro case e si portavano dietro tutto, senza lasciare niente nelle gallerie. 

Nonostante questo è un luogo davvero sorprendente se si pensa alla mole di lavoro necessaria per la realizzazione di questo dedalo di gallerie e alla complessità della sua architettura.

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Al di là della miriade di passaggi, alcuni molto bassi e stretti (se siete claustrofobici evitate di andare oltre i primi loculi), quel che più stupisce è l'ingegnoso ed efficiente sistema di ventilazione che areava tutti gli ambienti: i condotti che sbucavano in superficie sotto forma di fori venivano celati da falsi pozzi così da non destare attenzione. L'ingresso principale invece veniva sbarrato da un'enorme pietra di forma circolare (come una macina del mulino) di 1,5 metri di altezza e 2 quintali di peso.

I primi piani erano destinati agli animali, poi scendendo verso il basso attraverso gradini scavati nel terreno si accedeva ai depositi del grano e alle cavità adibite a cucina, a camere da letto (in tutto una quarantina), a cantina, a fienile e addirittura a bagno con tanto di rudimentali servizi igienici!
Anche accendere il fuoco non rappresentava un problema grazie alla buona areazione e alle pareti di tufo in grado di assorbire il fumo.

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Il sito in sintesi vale assolutamente la pena di essere visitato, però cercate di andarci al mattino altrimenti rischiate di trovare le gallerie ingolfate dai turisti che giungono col pullman in gruppi da 40-50 alla volta!

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