Quel sorriso non mi convince… C’è chi lo traduce in una presunta soddisfazione del loro attuale status. Ma a guardarsi bene intorno, non c’è davvero molto di cui esser felici.
chi cucina e consegna le aragoste a domicilio (sia questo un hotel o una casa
particulare), chi intreccia cappelli con le foglie di
banano, chi procura sigari cubani (occhio alla dogana però) o vende
conchiglie.
D’altra parte questa è la strada a cui costringe la doppia economia del
peso cubano e del CUC (peso cubano convertible, al momento 0,73 €, ma il
valore è fluttuante, e pari a 15 volte il valore della moneta locale). A
tal proposito, personalmente non ho trovato nessuna difficoltà a pagare
con gli euro all’interno del circuito cubano: siamo stati a cenare in
un locale all’aperto (assomigliava a una tavolata di una sagra paesana)
sul Malecon in mezzo ai cubani, e a ballare al Palazzo de la Rumba
(grazie all’invito di due cubane che parlavano italiano; nota: ero con
la mia ragazza), unici stranieri, ma nessuno ha cercato di fregarci o di
farci un prezzo fuori mercato… pagavamo in euro e loro arrotondavano
ad un prezzo tale da poterci dare il resto in euro.
Di una giornata trascorsa nell’Avana Vecchia mi rimangono moltissime
immagini scolpite nelle mente: le facce dei commercianti al mercato
generale che ci guardavano inizialmente un po’ di traverso, la carne
sistemata come fosse frutta sui banconi, i bambini che giocavano a
pallone per le strade e quelli che sotto i porticati si spostavano su dei carretti di legno. Ma quella più indelebile è la coda per l’acqua e
il cibo. Giovani, vecchi, uomini e donne, tutti con un contenitore di
plastica e la libreta, la tessera per avere la razione mensile (che
dicono sarà piano piano dismessa, ad esempio dentifricio e sapone non ci
rientrano più): un chilo di riso, 125 g di caffè, fagioli, piselli,
uova e zucchero.
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