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In visita ai lager di Auschwitz-Birkenau

"Milioni di persone nel mondo sanno che cosa era Auschwitz, ma ancora la questione fondamentale rimane rendere la gente consapevole e memore del fatto che solo dalle loro decisioni dipende la scelta se questa tragedia si verificherà di nuovo. Solo degli uomini potevano provocarla e solo degli uomini possono renderla evitabile" (prof. Wladyslaw Bartoszewski, ex prigioniero di Auschwitz)

museo Auschwitz
Parlare di Auschwitz non è cosa facile, specialmente dopo aver desiderato di andarci per anni, esserci stato e aver provato una stretta allo stomaco indicibile, diversa da quella che ti saresti immaginato. Ascoltando i racconti dell'Olocausto sono prevedibili reazioni gonfie di sgomento, rabbia, incredulità, orrore o disgusto. Ma di fronte a una montagna di capelli umani o a una distesa di giocattoli sottratti ai bambini poco prima di entrare nelle camere a gas o essere sottoposti a sperimentazioni da medicina degli orrori, pensi di sapere quali saranno le tue emozioni?

Avevo letto qualche libro sulla Shoah, i romanzi di Primo Levi, la storia toccante di Fred Uhlman e visto qualche film sulla deportazione degli ebrei, un po' come tutti del resto. Ma niente ti prepara alla visione di un forno crematorio, nè all'ascolto di alcuni episodi narrati dalla guida, che ad Auschwitz-Birkenau vi assegnano obbligatoriamente solo nel periodo aprile-ottobre ma che vi consiglio di prendere, anzi prenotare in anticipo (informazioni al riguardo le potete leggere in fondo al post) in qualsiasi altro mese dell'anno decidiate di andarci.

museo Auschwitz
Auschwitz

museo Birkenau lager
Birkenau

Quello che più è rimasto scolpito nei miei occhi è lo sguardo dei deportati nelle fotografie che tappezzano i corridoi di alcuni blocchi di Auschwitz, l'angusto dormitorio in legno (non ho visto niente in vita mia che definirei più raggelante), lo spazio sconfinato di Birkenau dal quale emergono le torri di guardia e i camini in mattoni (mai utilizzati) rimasti in piedi dopo l'incendio dei nazisti, i racconti di Katarzyna (la guida che ci ha seguito) su un sopravvissuto che aveva trovato il coraggio di tornare ad Auschwitz solo una settimana fa, 69 anni dopo la liberazione del lager...

Dopo la visita sono tanti gli spunti di riflessione e le domande che ti frullano nel cervello, ma su tutto emergono le parole lette recentemente in "I salvati e i sommersi" (di P. Levi) che mi rimbalzavano costantemente durante la visita:

"quello che gli uomini devono fare è battersi contro la falsificazione e la negazione della realtà, all'assuefazione della degradazione dell'uomo a cui si assiste ogni volta che vanno in scena guerre".

"la storia dei Lager sono i nazisti a dettarla. Distruggendo le prove, annientando i prigionieri e negando. Erano convinti che nessuno avrebbe creduto a quelle esagerazioni della propaganda alleata, verità troppo mostruose per essere credute".

museo Auschwitz
Foto dell'archivio del museo di Auschwitz

Una delle peggiori nefandezze compiute dai nazisti è stata la tecnica scientifica utilizzata per annientare la personalità degli individi. Una lucida "combinazione di ingegno tecnologico, di fanatismo e di crudeltà". Prima ancora delle condizioni disumane in cui vivevano i prigionieri, prima ancora delle morti nelle camere a gas, prima ancora dei forni crematori.

"Se anche lo raccontaste, nessuno vi crederebbe". I sopravvissuti ai lager non amano parlare del lager, ma confermano che quello era uno dei loro pensieri fissi, una loro convinzione rafforzata dalle beffe e dalle umiliazioni che praticavano i nazisti nel ripetere loro quella frase. Nelle vittime ma anche negli oppressori c'era quindi la consapevolezza delle enormità di quel che stava succedendo nei lager e a questa si accompagnava la certezza della non credibilità che avrebbe suscitato tutto questo nella popolazione se ne fosse venuta mai a conoscenza. L'annullamento di ogni speranza, che si riscontra anche nella ritrosia dei pochi scampati ai campi di concentramento e sterminio nel parlare di quel che è successo loro...

museo Auschwitz

Pensavo che quell'uomo di cui ci ha parlato Katarzyna fosse un caso isolato, in realtà ogni anno all'archivio che raccoglie tutta la documentazione rimasta dei campi di Auschwitz-Birkenau continuano ad arrivare ex deportati e parenti a cercare una traccia che nonostante la mole impressionante di dati (39.000 negativi di prigionieri appena deportati, 2.500 foto di famiglie ebree, 16 volumi di atti anagrafici degli internati, 130 pellicole cinematografiche e cortometraggi sulla vita del campo, 200 fotografie scattate dai nazisti e tantissimo altro, compresi 16.000 pagine di atti processuali, testimonianza di ex-prigionieri) spesso non trovano.

I sopravvissuti, come racconta lo stesso Primo Levi, sono coloro che non hanno toccato il fondo delle nefandezze umane. "Chi l'ha toccato non ce l'ha fatta o era troppo sofferente per rendersi conto di quello che gli stava succedendo".

UN PO' DI STORIA


La storia di Auschiwitz nasce con l'invasione tedesca della Polonia il 1° settembre del 1939. Gli arresti di massa provocarono ben presto un super affollamento delle carceri e così l'alto Comando delle SS ebbe l'idea di aprire dei campi di concentramento per i Polacchi. Il 14 giugno 1940 vennero spediti al Konzentrationslager (KL) di Auschwitz, nei pressi della cittadina polacca di Oswiecim che da allora prese la denominazione del campo, 728 prigionieri politici. Elementi "non assimilabili" così come lo erano gli ebrei, gli slavi, gli asociali, i testimoni di Geova e gli omosessuali.

museo Auschwitz
Arrivo dei prigionieri al campo di Birkenau

Da allora vennero deportate circa 1,3 milioni di persone, forse di più. 1,1 milioni erano Ebrei. Nell'archivio furono registrati "solamente" 400.000 in prevalenza Ebrei (la metà), Polacchi (140.000), Rom e prigionieri sovietici, per due motivi:
  • gran parte delle immatricolazioni (le fotografie con schedatura furono sostituite dal 1943 dai tatuaggi) fu distrutta dagli stessi Tedeschi prima della liberazione di Auschwitz il 27 gennaio 1945 ad opera dell'esercito sovietico
  • la maggioranza dei deportati non venne mai registrata. All'arrivo ai lager veniva compiuta una selezione e circa il 75% veniva considerata inabile al lavoro e mandata direttamente alle camere da gas
Lo sterminio di massa degli Ebrei ebbe inizio nel 1942 con la deportazione di 69.000 provenienti dalla Francia e 27.000 dalla Slovacchia e l'apertura del campo di Auschwitz II-Birkenau (a 3 km dal primo), con la progressiva introduzione delle camere a gas, dei forni crematori e degli esperimenti sui prigionieri. Successivamente vennero aperti ben 47 campi sussidiari e comandi esterni di Auschwitz, tra cui anche Auschwitz III-Monowitz (a Monowice, 6 km da Oswiecim).

I lager, soprattutto negli ultimi anni di guerra, "erano un sistema esteso, complesso e compenetrato nella vita quotidiana dei paesi. Non era un universo chiuso. Piccole e grandi industrie, aziende agricole, fabbriche di armamenti traevano profitto dalla mano d'opera gratuita fornita dai campi di sterminio. Altre ricavavano alti guadagni, ad esempio quelle che fornivano il veleno per le camere a gas" (Primo Levi).

IL MUSEO DI AUSCHWITZ E BIRKENAU


Anche se si parla sempre del KL Auschwitz, i Lager erano due: il campo di concentramento di Auschwitz e il campo di sterminio di Birkenau. Proprio lì, a meno di due anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale il Parlamento polacco decise di aprire il Museo statale, a poca distanza dal comune di Oswiecim.

Dire che si tratta di un museo non è esatto nè esaustivo. Auschwitz-Birkenau è soprattutto un luogo della memoria. E' stato istituito per proteggere i terreni, gli edifici e tutto il materiale che i nazisti non riuscirono a cancellare definitivamente prima e durante la ritirata. Un patrimonio comunque immenso che si divide tra il piccolo campo madre di Auschwitz e quello enorme di Birkenau su una superficie complessiva di 200 ettari: in tutto più di 300 rovine (di forni crematori, camere a gas, edifici), 150 tra blocchi, baracche dei prigionieri, latrine e postazioni di guardia e case delle SS, 13 km di filo spinato, strade, binari ferroviari e una raccolta di documenti incredibile.

mappa Auschwitz Birkenau
museo Auschwitz

Basta pensare che buona parte degli oggetti tolti ai deportati all'arrivo nei Lager è raccolta ed esposta in alcune stanze dei blocchi (blocks) di Auschwitz. Sto parlando di scarpe (oltre 80.000!), valigie (3800, di cui oltre la metà con scritte dei proprietari), pentole, occhiali, protesi (gambe di legno, arti artificiali) e 2 tonnellate di capelli rasati a donne ebree...

museo Auschwitz
museo Auschwitz
museo Auschwitz

Una camera a gas è ancora intatta ed è possibile entrarci e vedere i locali dove le persone si spogliavano, convinti di stare per fare una doccia, e venivano gassati attraverso dei fori sul soffitto.

museo Auschwitz
museo Auschwitz

INFORMAZIONI PRATICHE SULLA VISITA


La visita ad Auschwitz inizia con la visione di un documentario di 17 minuti girato dai soldati sovietici durante la liberazione del campo, il 27 gennaio 1945. Molti degli edifici in mattoni si sono salvati, 13 su 30 erano adibiti a prigione e adesso ospitano le esposizioni del museo, ma nella visita guidata di 4 ore (che comprende anche Birkenau) riuscirete a visitarne solo 3-4, nei block 4 e 11 ad esempio si possono vedere alcune fotografie, i dati impressionanti dei prigionieri divisi per nazionalità o "crimine" (gli Ebrei furono oltre 1,1 milioni e di questi 438.000 provenivano dall'Ungheria, 300 dalla Polonia, 69.000 dalla Francia, 60.000 dai Paesi Bassi, 55.000 dalla Grecia, 7.500 dall'Italia), le raccolte degli oggetti confiscati, le centinaia di scatole di Zyklon B, usato come agente tossico nelle camere a gas.

museo Auschwitz

Il "muro della morte", dove venivano fucilati coloro che tentavano ad esempio la fuga, è stato ricostruito esattamente nell'area originale così come il palo delle impiccagioni.

Ad accogliere tutti i visitatori c'è la famosa insegna "Arbeit Macht Frei" (il lavoro rende liberi), copia dell'originale rubata nel 2009, ritrovata e sottoposta a restauro.

museo Auschwitz
museo Birkeanu
muro della morte museo Birkeanu
Il "muro della morte"

Potete spostarvi a Birkenau con la vostra auto, a piedi (sono circa 3 km) o con il pullman del museo. A differenza di Auschwitz, gli edifici rimasti in piedi sono pochi. La maggior parte erano in legno e sono andati distrutte ad eccezione di alcune baracche-dormitorio e una latrina che i prigionieri potevano utilizzare solo ad orari prefissati.

museo Auschwitz
Baracca-dormitorio

museo auschwitz
Le latrine

Il lager Birkenau ospitava 300 baracche adibite a prigione, ricavate da stalle per cavalli; ognuna di queste conteneva  300 persone. Uno spazio enorme, 10 volte Auschwitz, che adesso presenta torri di guardia e filo spinato che si perdono a vista d'occhio

museo Birkeanu Polonia
museo Birkeanu Polonia

Al centro si trova il binario morto Judenrampe su cui arrivavano direttamente a Birkenau i vagoni (sigillati e stipati di deportati all'inverosimile... persone che non sapevano nemmeno dove fossero capitate) passando sotto la torretta centrale, il simbolo del lager presente in ogni film.

Birkeanu Polonia
museo Birkeanu Polonia

Nell'autunno del 1944 i nazisti fecero saltare le camere a gas e i crematori di Auschwitz ma le rovine ci sono ancora e sono ben visibili accanto al monumento dedicato alle vittime dell'Olocausto installato nel 1958.

museo Auschwitz Birkeanu Polonia
museo Auschwitz Birkeanu Polonia
Monumento alle vittime di guerra

museo Auschwitz Birkeanu Polonia
forni crematori Birkenau
Le macerie delle camere a gas e dei forni crematori di Birkenau

L'ingresso al museo di Auschwitz-Birkenau, entrato tra i patrimoni protetti dall'Unesco nel 1979, è gratuito, le guide sono a pagamento e obbligatorie da aprile a ottobre. E' possibile scegliere tra una visita generale (3 ore e mezzo/4 ore), specialistica (6 ore) o quella di due giorni.


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