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Riapre il mitico hotel Porta Rossa di Firenze, il primo d'Italia

L'aggettivo "mitico" è spesso abusato e anche grazie al mitico Homer Simpson è diventato ormai un'esclamazione abituale del parlato, ma nel caso di cui vi sto per parlare è veramente ben appropriato. L'Hotel Porta Rossa nel centro storico di Firenze (a due passi da Piazza della Signoria), dopo due anni di lavoro di restauro torna nuovamente ad essere aperto al pubblico in tutta la sua bellezza originale, riscoperta dopo decenni in cui era stata sepolta sotto ripitturazioni a dir poco maldestre e trascuratezza. L'hotel è entrato a ragion veduta nel mito per aver attraversato i secoli tra leggende ed ospiti illustri.
Costruito nel XII secolo (il primo a Firenze ed il primo o uno dei primi hotel d'Italia) forse su progetto di Baccio d'Agnolo, ebbe come primo proprietario il conte e mercante di seta Giovanni Bartolini Salimbeni che si narra ne entrà in possesso all'asta grazie ad uno stratagemma e volle che il portone d'ingresso fosse verniciato di rosso per ricordare il colore della stoffa pregiata da cui la via dove si affacciava prende il nome.
Hanno soggiornato in epoche diverse i poeti Lord Byron ed Eugenio Montale, gli scrittori Stendhal e Alberto Moravia, la suora carmelitana Teresa di Liessieux nell'avvicinamento al Vaticano in seguito alla chiamata del Papa (la suora venne poi beatificata) e Alphonse de Lamartine. Secondo una leggenda che non si sa quanto sia tale, anche il ladro della Gioconda che la trafugò dal Louvre nel 1911, dormì qui la notte prima di consegnarla all'antiquario Geri che aveva la sua bottega vicino a Borgo Ognissanti...
Storie curiose, strane, come lo è la scritta che campeggia nell'ovale in mezzo a tre frutti d'oppio che accoglie i visitatori all'ingresso dell'hotel in via Porta Rossa 19 (una contrada della centralissima via dei Calzaiuoli) e recita "Per non dormire"...
Grazie anche alle soprintendenze del polo museale e ai beni architettonici sono emersi sotto la vernice (in alcuni casi sotto 6 strati) bellissimi affreschi che adornano le pareti e i soffitti di ognuna delle 72 camere, tutte diverse, con i loro motivi geometrici e floreali.
Nel 1975 l'hotel fu anche teatro di una scena del film "Amici miei" di Mario Monicelli. Il conte Mascetti (interpretato dal grande Ugo Tognazzi) sale di fretta le scale ed apre la porta della camera 120: l'amante storica "Titti" è nel lettone, nuda, insieme ad un'altra donna, ed esclama:"Non ti avevo detto che eri l'unico uomo della mia vita?"... All'epoca l'hotel era piuttosto messo male e sopravviveva grazie al fascino datato che attirò anche l'attenzione di un altro regista, Dario Argento, che vi giro due film "La sindrome di Stendhal" e "Up to the Village".
Salendo le scale attraverso 5 piani si raggiunge la Torre Manalda, "separata" dal piano sotto da 59 gradini. Dalle sue finestre si gode di una vista mozzafiato a 360° su Firenze... basterebbe solo questo a rendere l'hotel mitico.

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